Thursday 31 May 2007

back in the city

well, back in London after the Bank Holiday weekend in Italy. As usual I always try to pack in and do as many things as possible in such a short time, ending up completely exhausted.
but nevermind: I really enjoyed spending time with family and friends (that I discovered are all reading the blog: so why on earth are you not leaving any comment?!?, I feel like a lonely camel in the desert...)!

Meeting up with old friends is always a bit weird: some of them are making changes, trying things, planning travels while others look like if they are stucked in the same reality they were in two years ago... It's quite difficult for me to understand the latter ones: are they thinking of staying like that until they are 40? mah....

ah, I went to my first wedding: nice, I am so happy for the couple but I am not sure I like the all idea of the wedding and the ceremony, I honestly enjoyed more going for a walk under the threat of a rain storm that the official lunch.. but, at least I know what to expect the next time! ;)

E nessuno ha ancora risposto....

LETTERA APERTA AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

On. Giorgio NAPOLITANO


e p.c.

Presidente del Consiglio – On. Romano PRODI

Ministro dell’Economia e delle Finanze – Prof. Tommaso PADOA SCHIOPPA
Ministro dello Sviluppo Economico – On. Perluigi BERSANI
Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare – On. Alfonso PECORARO SCANIO
Ministro per le Politiche Europee – On. Emma BONINO

Presidente del Senato – Sen. Franco MARINI
Presidente della Camera dei Deputati – On. Fausto BERTINOTTI

Presidente V Commissione Bilancio Senato – Sen. Enrico MORANDO
Presidente VI Commissione Finanze Senato – Sen. Giorgio BENVENUTO
Presidente X Commissione Industria Senato – Sen. Aldo SCARABOSIO
Presidente XIII Commissione Ambiente Senato – Sen. Tommaso SODANO
Presidente XIV Commissione Politiche UE Senato – Sen. Andrea MANZELLA

Presidente V Commissione Bilancio Camera – On. Lino DUILIO
Presidente VI Commissione Finanze Camera – On. Paolo DEL MESE
Presidente X Commissione Attività Produttive Camera – On. Daniele CAPEZZONE
Presidente VIII Commissione Ambiente Camera – On. Ermete REALACCI
Presidente XIV Commissione UE Camera – On. Franca BIMBI



4 aprile 2007

Illustre Signor Presidente,

è da tempo che l’Associazione Galileo 2001 vede con preoccupazione le decisioni assunte dai Governi e dal Parlamento italiano di ratificare il Protocollo di Kyoto. Maggiore preoccupazione manifestiamo oggi per l’ipotesi di assunzione di impegni ancora più gravosi in sede europea e nazionale relativi alla politica ambientale ed energetica.

Come cittadini e uomini di scienza, avvertiamo il dovere di rilevare che la tesi sottesa al Protocollo, cioè che sia in atto un processo di variazione del clima globale causato quasi esclusivamente dalle emissioni antropiche, è a nostro avviso non dimostrata, essendo l’entità del contributo antropico una questione ancora oggetto di studio.

In ogni caso, anche ammettendo la validità dell’intera teoria dell’effetto serra antropogenico, gli obiettivi proposti dal Protocollo di Kyoto sono inadeguati, poiché inciderebbero solo in modo irrilevante sulla quantità totale di gas serra. Totalmente inadeguati rispetto al loro effetto sul clima ma potenzialmente disastrosi per l’economia del Paese. Dal punto di vista degli impegni assunti con la sottoscrizione del Protocollo rileviamo che:

1. l’Italia si è impegnata a ridurre entro il 2012 le proprie emissioni di gas-serra del 6.5% rispetto alle emissioni del 1990;
2. poiché da allora le emissioni italiane di gas-serra sono aumentate, per onorare l’impegno assunto dovremmo ridurre quelle odierne del 17%, cioè di circa 1/6;
3. in considerazione dell’attuale assetto e delle prospettive di evoluzione a breve-medio termine del sistema energetico italiano, il suddetto obiettivo è tecnicamente irraggiungibile nei tempi imposti.



All’impossibilità pratica di rispettare gli impegni assunti fanno riscontro le pesanti sanzioni previste dal Protocollo per i Paesi inadempienti, che rischiano di costare all’Italia oltre 40 miliardi di euro per ciò che avverrà nel solo periodo 2008-2012.

Al fine di indirizzare correttamente le azioni volte al conseguimento degli obiettivi di riduzione, occorre tenere presente che i settori dei trasporti e della produzione elettrica contribuiscono, ciascuno, per circa 1/3 alle emissioni di gas serra (il restante terzo è dovuto all’uso d’energia non elettrica del settore civile/industriale). Giova allora valutare cosa significherebbe tentare di conseguire gli obiettivi del Protocollo in uno dei seguenti modi:

* sostituire il 50% del carburante per autotrazione con biocarburante;
* sostituire il 50% della produzione elettrica da fonti fossili con tecnologie prive di emissioni.

1. Biocarburanti. Per sostituire il 50% del carburante per autotrazione con bioetanolo, tenendo conto dell’energia netta del suo processo di produzione, sarebbe necessario coltivare a mais 500.000 kmq di territorio, di cui ovviamente non disponiamo. Anche coltivando a mais tutta la superficie agricola attualmente non utilizzata (meno di 10.000 kmq), l’uso dei biocarburanti ci consentirebbe di raggiungere meno del 2% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

2. Eolico. Sostituire con l’eolico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili significherebbe installare 80 GW di turbine eoliche, ovvero 80.000 turbine (una ogni 4 kmq del territorio nazionale). Appare evidente il carattere utopico di questa soluzione (che, ad ogni modo, richiederebbe un investimento non inferiore a 80 miliardi di euro). In Germania, il paese che più di tutti al mondo ha scommesso nell’eolico, i 18 GW eolici – oltre il 15% della potenza elettrica installata – producono meno del 5% del fabbisogno elettrico tedesco.

3. Fotovoltaico. Per sostituire con il fotovoltaico il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili sarebbe necessario installare 120 GW fotovoltaici (con un impegno economico non inferiore a 700 miliardi di euro), a fronte di una potenza fotovoltaica attualmente installata nel mondo inferiore a 5 GW. Installando in Italia una potenza fotovoltaica pari a quella installata in tutto il mondo, non conseguiremmo neanche il 4% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto.

4. Nucleare. Per sostituire il 50% della produzione elettrica nazionale da fonti fossili basterebbe installare 10 reattori del tipo di quelli attualmente in costruzione in Francia o in Finlandia, con un investimento complessivo inferiore a 35 miliardi di euro. Avere 10 reattori nucleari ci metterebbe in linea con gli altri Paesi in Europa (la Svizzera ne ha 5, la Spagna 9, la Svezia 11, la Germania 17, la Gran Bretagna 27, la Francia 58) e consentirebbe all’Italia di produrre da fonte nucleare una quota del proprio fabbisogno elettrico pari alla media europea (circa 30%).

Come si vede, nessuna realistica combinazione tra le prime tre opzioni (attualmente eccessivamente incentivate dallo Stato) può raggiungere neanche il 5% degli obiettivi del Protocollo di Kyoto. Agli impegni economici corrispondenti si dovrebbe poi sommare l’onere conseguente all’acquisto delle quote di emissioni o alle sanzioni per il restante 95% non soddisfatto.

Esprimiamo quindi viva preoccupazione per gli indirizzi che il Governo e il Parlamento stanno adottando in tema di politica energetica e ambientale, e chiediamo pertanto:

1. che si promuova la definizione di un piano energetico nazionale (PEN), anche con la partecipazione di esperti europei, che includa la fonte nucleare – che è sicura e rispettosa dell’ambiente e l’unica, come visto, in grado di affrontare responsabilmente gli obiettivi del Protocollo di Kyoto – e che dia alle fonti rinnovabili la dignità che esse meritano ma entro i limiti di ciò che possono realisticamente offrire;

2. che la comunità scientifica sia interpellata e coinvolta nella definizione del PEN e che si proceda alla costituzione di una task force qualificata per definire le azioni necessarie a rendere praticabile l’opzione nucleare;

3. che si interrompa la proliferazione di scoordinati piani energetici comunali, provinciali o regionali e che non siano disposte incentivazioni a favore dell’una o dell’altra tecnologia di produzione energetica al di fuori del quadro programmatico di un PEN trasparente e motivato sul piano scientifico e tecnico-economico.



Restiamo a Sua disposizione, Signor Presidente, per documentarLa puntualmente su quanto affermiamo.



Presidente: Renato Angelo Ricci

Consiglio di Presidenza: Franco Battaglia
Carlo Bernadini
Tullio Regge
Giorgio Salvini
Umberto Tirelli
Umberto Veronesi

Consiglio Direttivo:

Cinzia Caporale
Giovanni Carboni
Maurizio Di Paola
Guido Fano
Silvio Garattini
Roberto Habel
Corrado Kropp
Giovanni Vittorio Pallottino
Ernesto Pedrocchi
Francesco Sala
Gian Tommaso Scarascia Mugnozza
Paolo Sequi
Ugo Spezia
Giorgio Trenta
Giulio Valli
Paolo Vecchia

Altri firmatari:

Claudia Baldini
Argeo Benco
Ugo Bilardo
Giuseppe Blasi
Paolo Borrione
Cristiano Bucaioni
Luigi Chilin
Raffaele Conversano
Carlo Cosmelli
Riccardo DeSalvo
Silvano Fuso
Oliviero Fuzzi
Giorgio Giacomelli
Renato Giussani
Luciano Lepori
Carlo Lombardi
Alessandro Longo
Stefano Monti
Antonio Paoletti
Salvatore Raimondi
Marco Ricci
Roberto Rosa
Angela Rosati
Massimo Sepielli
Elena Soetje Baldini
Roberto Vacca
Giuseppe Zollino

Tuesday 29 May 2007

Wednesday 23 May 2007

The sky above Berlin

There is a movie of a kind I haven't seen in the last few years... It's a german movie, in black and white, terribly slow and poetic, about angels, love and Berlin.
It's called Der Himmel uber Berlin. What I remember as a striking feature of that movie is the sense of thoughtfulness and at the same time of irony that the city was communicating. I wasn't expecting it but I had the same feeling in East Berlin last weekend.
I like that city, it is still full of open spaces, like grass fields among the buildings, sometimes modern buildings sometimes really old ones. and the germans are sooo relaxed! Don't believe what they say in Italy: at least in east Berlin people are taking things really easy and that's a good thing. Actually, there is a thing they are really seriuos about and that is electronic music (loong night on the Spree on Saturday.... not really used to it anymore)!!! again, I am lucky to have friends that are living there, definetely the best way to enjoy the city!!!! A really great weekend!

uhm.. and now?? back to Italy next weekend!! and then I will have to stay quiet for a while... otherwise I will have serious problems in deciding where my "home" actually is! God, I have the travel bug!!


Sunday 13 May 2007

Arcade fire + Verdena + Negramaro + Arctic Monkeys a Ferrara

Uao! ho visto il programma di Ferrara sotto le stelle: http://www.ferrarasottolestelle.it/
Ci fosse gente interessata quasi quasi ci faccio un pensierino!!
Vedere gli Arcade Fire in piazza Castello sarebbe fantastico... anydoby interested?

National sports: vol II

Ma magari gli italiani hanno un altro sport preferito.... ;)

National sports

I thing I forgot to say about the States: over there basketball is a national sport!!!!!
Not the same as here or in Italy... (what about a year without football? I think would put things in perspective again!)
So here is a little treat for those who like basketball, like me:

Saturday 12 May 2007

Scatole!!

Ora mi sento proprio un emigrante: il comune di Noventa Vicentina mi ha mandato una cartolina dicendomi che mi rimborsa il costo del viaggio per tornare in paese a votare. Figo! Mitico Formaggio! Ora, temo dovro rifiutare perche' l'idea di farmi tutta la Francia in treno e poi avere un biglietto ridotto delle FS non mi attira granche'... ma non possono fare dei rimborsi anche per i viaggi in aereo?? ma secondo te se vivo al circolo polare artico vengo a votare in treno? ma andiamo...
Poi io sono pure poco informato: come e' la situazione politica nella caliente Noventa?
In ogni caso, vengo in Italia quel weekend, dal 25 al 29, ci si vede presto!

Friday 11 May 2007

Bibliofilia...

Da Repubblica.it, un paio di giorni fa...
come un micro diario minimo... :)

Vi racconto le avventure di un bibliofilo e dei suoi libri
di UMBERTO ECO

TORINO - Anni fa, quando a Torino si è aperto il Salone del libro, non ricordo se per qualche anno o solo per il primo, c'era anche una sezione antiquaria. Non so quanto gli antiquari, in un salone frequentato da un pubblico che abitualmente va in cerca di cose contemporanee, abbiano venduto, e se siano stati loro a decidere di non venire più oppure se la direzione del salone non li abbia più invitati.

Ricordo solo che mi era molto dispiaciuto perché, quando c'erano, ho visto intere scolaresche percorrere il loro settore e soffermarsi davanti a vetrinette con incunaboli o altre edizioni di pregio, e guardare incantati quei reperti mai visti, quelle incisioni sorprendenti, quei capolavori di tipografia. (...)

Cos'è la bibliofilia? Narra la leggenda che Gerberto d'Aurillac, papa Silvestro II, il papa dell'anno mille, divorato dal suo amore per i libri abbia un giorno acquistato un introvabile codice della Farsaglia di Lucano, promettendo in cambio una sfera armillare in cuoio. Gerberto non sapeva che Lucano non aveva potuto terminare il suo poema, perché nel frattempo Nerone lo aveva invitato a tagliarsi le vene. Cosicché ricevette il prezioso manoscritto ma lo trovò incompleto. Ogni buon amatore di libri, dopo aver collazionato il volume appena acquistato, se lo trova incompleto lo restituisce al libraio. Gerberto, per non privarsi almeno di metà del suo tesoro, decise di inviare al suo corrispondente non la sfera intera, ma solo mezza.

Trovo questa storia mirabile, perché ci dice che cosa sia la bibliofilia. Gerberto voleva certamente leggere il poema di Lucano - e questo ci dice molto sull'amore per la cultura classica in quei secoli che ci ostiniamo a ritenere oscuri - ma se fosse stato solo così avrebbe richiesto il manoscritto in prestito. No, lui voleva possedere quei fogli, toccarli, forse annusarli ogni giorno, e sentirli cosa propria. E un bibliofilo che, dopo aver toccato e annusato, trova che il libro è monco, che ne manca anche solo il colophon o un foglio di errata, prova la sensazione di un coitus interruptus.
Certo ci sono bibliofili che collezionano a soggetto e persino leggono i libri che accumulano. Ma per leggere tanti libri basta essere topo di biblioteca. Il bibliofilo, invece, anche se attento al contenuto, vuole l'oggetto, e che possibilmente sia il primo uscito dai torchi dello stampatore. A tal segno che ci sono bibliofili, che io non approvo ma capisco, i quali - avuto un libro intonso - non ne tagliano le pagine per non violare l'oggetto che hanno conquistato. Tagliare le pagine al libro raro sarebbe come, per un collezionista di orologi, spaccare la cassa per vedere il meccanismo.

L'amatore della lettura, o lo studioso, ama sottolineare i libri contemporanei, anche perché a distanza di anni un certo tipo di sottolineatura, un segno a margine, una variazione tra pennarello nero e pennarello rosso, gli ricorda un'esperienza di lettura. Io possiedo una Philosophie au Moyen Age di Gilson degli anni cinquanta, che mi ha accompagnato dai giorni della tesi di laurea a oggi. La carta di quel periodo era infame, ormai il libro va in briciole appena lo si tocca o si tenta di voltarne le pagine. Se esso fosse per me soltanto strumento di lavoro, non avrei che a comperare una nuova edizione, che si trova a buon mercato. Potei persino impiegare due giorni a risottolineare tutte le parti annotate, riproducendo colori e stile delle mie note, che cambiavano durante gli anni e le riletture. Ma non posso rassegnarmi a perdere quella copia, che con la sua fragile vetustà mi ricorda i miei anni di formazione, e i seguenti, e che è dunque parte dei miei ricordi. (...)

Ci sono i bibliofili e ci sono i bibliomani. Per stabilire una linea di confine tra bibliofilia e bibliomania farò un esempio. Il libro più raro del mondo, nel senso che probabilmente non ne esistono più copie in libera circolazione sul mercato, è anche il primo, ossia la Bibbia di Gutenberg. L'ultima copia circolante è stata venduta nel 1987 ad acquirenti giapponesi per qualcosa come otto miliardi - al cambio di allora. Se ne venisse fuori una prossima copia, non varrebbe otto miliardi, bensì ottanta, o mille.

Dunque ogni collezionista ha un sogno ricorrente. Trovare una vecchietta novantenne che ha in casa un libro che cerca di vendere, senza sapere di che si tratti, contare le linee, vedere che sono 42 e scoprire che è una Bibbia di Gutenberg, calcolare che alla poveretta restano solo pochi anni di vita e ha bisogno di cure mediche, decidere di sottrarla all'avidità di un libraio disonesto che probabilmente le darebbe qualche migliaio di euro (e lei ne sarebbe già felicissima), offrirle centomila euro con cui essa si rimpannuccerebbe estasiata sino alla morte, e mettersi in casa un tesoro.

Dopo di che, cosa accadrebbe? Un bibliomane, terrebbe la copia segretamente per se, e guai a mostrarla perché solo a parlarne si mobiliterebbero i ladri di mezzo mondo, e dunque dovrebbe sfogliarsela da solo alla sera, come Paperone che fa il bagno nei suoi dollari. Un bibliofilo, invece, vorrebbe che tutti vedessero questa meraviglia. Allora scriverebbe al sindaco della sua città, gli chiederebbe di ospitarla nel salone principale della biblioteca comunale, pagando con fondi pubblici tutte le enormi spese di assicurazione e sorveglianza, e consentendogli il privilegio di andarla a vedere ogni volta che desidera, e senza fare la coda. Ma che piacere sarebbe quello di possedere l'oggetto più raro del mondo senza potersi alzare alle tre di notte e andarlo a sfogliare? Ecco il dramma: avere la Bibbia di Gutenberg sarebbe come non averla. E allora perché sognare quella utopica vecchietta? Ebbene, il bibliofilo la sogna sempre, come se fosse un bibliomane. (...)

C'è poi la biblioclastia. Ci sono tre forme di biblioclastia, la biblioclastia fondamentalista, quella per incuria e quella per interesse. Il biblioclasta fondamentalista non odia i libri come oggetto, ne teme il contenuto e non vuole che altri li legga. E' il caso dei roghi o dell'incendio della biblioteca di Alessandria che (secondo una leggenda che ormai è considerata falsa) fu messa fuoco da un califfo seguendo il principio che o tutti quei libri dicevano la stessa cosa del Corano e allora erano inutili, o dicevano cose diverse e allora erano dannosi.

La biblioclastia per incuria è quella di tante biblioteche italiane, così povere e così poco curate, che non di rado diventano luoghi di distruzione del libro; perché c'è un modo di distruggere i libri lasciandoli deperire o facendoli scomparire in penetrali inaccessibili.
Il biblioclasta per interesse distrugge i libri perché vendendoli a pezzi ne ricava molto più che vendendoli interi. Quanto conviene sfasciare un libro completo? In un catalogo su Internet trovo che una mappa tratta da una delle prime edizioni della Cosmographia di Sebastian Münster (1570) viene offerta a 1200 euro.

Ora la Cosmographia ha una quarantina di vedute di città a doppia pagina, 14 carte geografiche a doppia pagina, più una novantina di legni nel testo. Senza calcolare che i prezzi possono variare a seconda se la mappa o veduta è a pagina semplice, doppia, e ripiegata più volte, e che si vendono persino le pagine coi piccoli legni nel testo, voliamo basso e, fissando una media di mille euro solo per ogni mappa o veduta a doppia pagina, raggiungiamo la cifra di 50.000 euro circa. Ora vedo su cataloghi recenti che un Münster completo può valere anche 30.000 euro, ma se si è fortunati non è impossibile averne una copia decente per 20.000 euro.

Dunque, se si sfasciasse oggi una Cosmographia 1570, spendendo 20.000 euro se ne incasserebbero 50.000. Conviene, no? Naturalmente la copia completa che apparirà successivamente sul mercato, diventata più rara, costerà il doppio, e il doppio costeranno le tavole sciolte. Così in un colpo solo si distruggono opere di incommensurabile valore, si costringono i collezionisti a sacrifici insostenibili, e si accresce il prezzo delle tavole singole.

Il bibliofilo raccoglie libri per avere una biblioteca. Una biblioteca non è una somma di libri, è un organismo vivente con una vita autonoma. Una biblioteca di casa non è solo un luogo in cui si raccolgono libri: è anche un luogo che li legge per conto nostro. Mi spiego. Credo che sia capitato a tutti coloro che hanno in casa un numero abbastanza alto di libri di vivere per anni con il rimorso di non averne letti alcuni, che per anni ci hanno fissato dagli scaffali come a ricordarci il nostro peccato di omissione. A maggior ragione accade con una biblioteca di libri rari, che talora sono scritti in latino o addirittura in lingue ignote, e inoltre un libro antico bellissimo come oggetto, e con belle immagini, può essere anche noiosissimo.

Però ogni tanto accade che un giorno prendiamo in mano uno di questi libri trascurati, incominciamo a leggiucchiarlo, e ci accorgiamo che sapevamo già tutto quel che diceva. Questo singolare fenomeno, di cui molti potranno testimoniare, ha solo tre spiegazioni ragionevoli. La prima è che, avendo nel corso degli anni toccato varie volte quel libro, per spostarlo, spolverarlo, anche soltanto per scostarlo onde poterne afferrare un altro, qualcosa del suo sapere si è trasmesso, attraverso i nostri polpastrelli, al nostro cervello, e noi lo abbiamo letto tattilmente, come se fosse in alfabeto Braille. Io non credo ai fenomeni paranormali, ma in questo caso il fenomeno è normalissimo, certificato dall'esperienza quotidiana.
La seconda spiegazione è che non è vero che quel libro non lo abbiamo letto: ogni volta che lo si spostava vi si gettava uno sguardo, si apriva qualche pagina a caso, qualcosa nella grafica, nella consistenza della carta, nei colori, parlava di un'epoca, di un ambiente. E così, poco per volta, di quel libro se ne è assorbita gran parte.
La terza spiegazione è che mentre gli anni passavano leggevamo altri libri in cui si parlava anche di quello, così che senza rendercene conto abbiamo appreso che cosa dicesse (sia che si trattasse di un libro celebre, di cui tutti parlavano, sia che fosse un libro banale, dalle idee così comuni che le ritrovavamo continuamente altrove).

In verità credo che siano vere tutte e tre le spiegazioni. Tutti questi elementi messi insieme "quagliano" miracolosamente e concorrono tutti insieme a renderci familiari quelle pagine che, legalmente parlando, non abbiamo mai letto.
Naturalmente il bibliofilo, anche chi colleziona libri contemporanei, è esposto all'insidia dell'imbecille che ti entra in casa, vede tutti quegli scaffali, e pronuncia: "Quanti libri! Li ha letti tutti?" L'esperienza quotidiana ci dice che questa domanda viene fatta anche da persone dal quoziente intellettivo più che soddisfacente. Di fronte a questo oltraggio esistono, a mia scienza, tre risposte standard. La prima blocca il visitatore e interrompe ogni rapporto, ed è: "Non ne ho letto nessuno, altrimenti perché li terrei qui?" Essa però gratifica l'importuno solleticando il suo senso di superiorità e non vedo perché si debba rendergli questo favore.
La seconda risposta piomba l'importuno in uno stato d'inferiorità, e suona: "Di più, signore, molti di più!" La terza è una variazione della seconda e la uso quando voglio che il visitatore cada in preda a doloroso stupore. "No, " gli dico, "quelli che ho già letto li tengo all'università, questi sono quelli che debbo leggere entro la settimana prossima. " Visto che la mia biblioteca conta cinquantamila volumi, l'infelice cerca soltanto di anticipare il momento del commiato, adducendo improvvisi impegni.

Quello che l'infelice non sa è che la biblioteca non è solo il luogo della tua memoria, dove conservi quel che hai letto, ma il luogo della memoria universale, dove un giorno, nel momento fatale, potrai trovare quelli altri hanno letto prima di te. È un repositorio dove al limite tutto si confonde e genera una vertigine, un cocktail della memoria dotta. Ecco il contenuto virtuale di una biblioteca: "Monsieurs les anglais, je me suis couché de bonne heure. Tu quoque, alea! Licht, mehr Licht ber alles. Qui si fa l'Italia o si uccide un uomo morto. Soldato che scappa, arrestati sei bello. Fratelli d'Italia, ancora uno sforzo. L'aratro che traccia il solco è buono per un'altra volta. L'Italia è fatta ma non s'arrende. Ben venga maggio, combatteremo all'ombra. Tre donne intorno al cor e senza vento. L'albero a cui tendevi la nebbia agli irti colli. Dall'Alpi alle Piramidi andò in guerra e mise l'elmo. Fresche le mie parole nella sera pei quei quattro scherzucci da dozzina. Sempre libera sull'ali dorate. Guido io vorrei che al ciel si scoloraro. Conobbi il tremolar, l'arme, gli amori. Fresca e chiara è la notte, e il capitano. M'illumino, pio bove. Alle cinque della sera mi ritrovai per una selva oscura. Settembre, andiamo dove fioriscono i limoni. Sparse le trecce morbide, una spronata, uno sfaglio: questi sono i cadetti di Guascogna. Tintarella di luna, dimmi che fai. Contessa, cos'è mai la vita: tre civette sul comò".

Saturday 5 May 2007

Stories from the city: part II

And now the city, NYC, the big apple.... (actually I discovered why it is called big apple, nothing regarding the shape of the city as I was thinking before...)
The first thing I noticed was the size: everything is bigger there; cars, supermarkets, streets, buildings, people, portions (god, I am still dreaming of those bbq ribs)... And then I saw the yellow cabs, the trucks, the skyscrapers and the police cars and I had this surreal feeling that I was in a movie, not in a real city... it was so strange!

I booked a bed in an hostel on the 30th street (part of the Chelsea Star chain, nice, I would recommend it) so I was quite close to the center (where center is probably a concept you can apply to the whole Manhattan). The first night I just went to Times Square, before the effects of the long nights at the synchrotron took their toll, but the rest of the visit was pretty busy.
I am lucky to have a few friends which are spending a year of their PhD there and together we did a pretty intensive sightseeing weekend (grazie un sacco ragazzi, sarebbe stata una visita molto piu grigia e solitaria senza di voi!!!!).

A few highlights: Grand Central is definitely the most impressive train station I have ever seen: it makes you think of the gold age of the trains, of the beginning of the 20th century, of ladies in long dresses and little umbrellas sat at a coffee.... I really enjoyed the Metropolitan Museum and I think that the MoMA has the most amazing collection of modern art I have seen so far (sorellina, you have to go!!!). Then Ellis Island is really a must, especially if you feel a little bit an immigrant like I do; the museum is really well organized!! and obviously the view of Manhattan from the top of the Empire State building was breathtaking, but for this the pics are a better way to explain!!!

I found that Manhattan is not so big but more compact, more "vertical" than London (I couldn't help myself from doing comparison between the two cities all the time... they are so similar in their being multicultural and frenetic and then so different in a million little things..). Strikingly, NYC is made of straight lines but as in London crossing one street can suddenly change the environment completely so maybe this is a trait that all big cities have in common. The fact is that they are both really really big cities so it's difficult to grasp their nature, especially with only a few days available... I had the impression that New York is more vibrant than London, especially in areas like the East Village and Chinatown but I am not sure I really would like to live there, in a way it lacks of history, everything is relatively new and I had the feeling as if they are in search of myths all the time, as if they are still trying to build their history. Nothing bad with it, don't get me wrong, although sometimes this makes them a bit overexcited for things that are not so exceptional... I think.

A rushed judgment? Ok ok, I hope I will have the opportunity to go to the states again... so many things still to see.. but the first bit of the big apple was good... ;)





more pics on facebook: http://kcl.facebook.com/photos.php?id=762585025, but you have to register with them if you don't have an account yet, I am afraid.. but then you will discover how addictive facebook can be!

Stories from the city: part I

So here I am, back in London after the break in the States.
Work first: the course was really really good! Three days of theory on how to collect data from a protein crystal and three days of practice at the synchrotron. Now probably not many of you are interested in the "beauty" of crystallography so I will cut it short. Only one thing I would like to stress: I met people from virtually all over the world and after a week it was great to see little groups of three or four persons trying to solve a structure late at night, crowding the space in front a computer and listening to an expert that accepted to stay up until the end...
I wish things like these would happen more often, they just remind me why I want to do science.