Thursday 8 February 2007

Il Faust scientifico

L'altra sera ero al pub per un compleanno e mi son ritrovato a parlare con un post-doc del mio laboratorio... parlando del gruppo e di scienza a un certo punto lui mi chiede se per me sara' difficile scegliere cosa fare alla fine del dottorato qui...
Eh come se non ci avessi pensato..
Lui mi dice che se gli offrissero un posto in Italia non ci penserebbe due volte: voglio dire l'Italia, such a wonderful place! (ingenuo! pensavo io..) E io che cercavo di fargli capire che si, l'Italia e' un posto stupendo e davvero se penso a come si vive li non c'e' davvero paragone con l'Inghilterra ma che se uno vuole fare ricerca allora l'Italia non e' proprio il posto giusto.
Le possibilita' i mezzi che ci sono qui non si trovano in Italia. Manca la connessione fra universita' e industria, anzi manca del tutto l'industria, manca la disponibilita' economica, manca alle fondamenta una cultura e una popolazione che sia convinta che la scienza possa portare dei miglioramenti reali alla qualita' della vita (un sacco di volte vedendo in prima pagina a caratteri cubitali sul Times o il Guardian la notizia dello sviluppo di un nuovo farmaco o l'ultima scoperta sulle cellule staminali mi son chiesto se la stessa cosa potesse succedere in Italia).
Cosi' se uno vuole fare ricerca ai massimi livelli e' molto piu' facile andare all'estero e lavorare la'. E non ho rimpianti per la scelta che ho fatto anche perche credo che un periodo all'estero cambi davvero il tuo modo di vedere le cose, ma quando si tratta di decidere dove fermarsi e mettere radici, cosa e' piu' importante?
Questo per il primo dubbio che mi assilla pur rimanendo nel sottobosco della mente.
C'e' secondo me una altra scelta che si pone a chi decide di fare della scienza il proprio lavoro:
la ricerca e' una compagna estremamente esigente: come tempo, come energie, come priorita'. Se si vuole avere risultati, fare a ricerca a buon livello devi fondalmentalmente venderle l'anima. Si, c'e' bisogno del giusto ambiente, dei mezzi, del giusto laboratorio ma alla fine devi essere disposto a spendere ore su ore in lab, a organizzare il resto della tua vita in sua funzione.
Ho amici che sono anche loro venuti qui in Inghilterra che stanno facendo davvero benissimo a livello scientifico e la cui carriera sta gia prendendo un piega piu' che positiva. Ma quando esco con loro vedo che il rischio di avere la scienza come unico pensiero e unico argomento di discussione e non so se voglio correre quel rischio per una migliore carriera.
Cosi' per ora ho preso una decisione intermedia: ho dato in prestito alla scienza l'anima per la durata del dottorato (mantenendone comunque sempre un piccolo pezzetto per gli altri piaceri dalla vita, dal cibo alla vita sociale, alla cultura) per vedere cosa succede e cosa ne verra' fuori. ogni decisione e' rimandata all'anno prossimo per il momento, ma i dubbi rimangono...

2 comments:

Mis(s)match said...
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Enrico said...

E se per fare il bene collettivo invece che quello della patria devi andare all'estero? Pero' io parlavo del piano personale, mica di quello collettivo.... terra terra insomma...